lunedì 25 novembre 2013

Storia della chitarra classica

Storia della chitarra 


La chitarra è uno strumento musicale cordofono di derivazione medio-orientale risalente al sec. XIII a. C.

La chitarra ittita: bassorilievo in pietra risalente al XIII secolo a. C., 
raffigura appunto un ittita nell'atto di suonare uno strumento le cui 
caratteristiche morfologiche sono simili alla chitarra moderna.


Con la penetrazione dei costumi (la cultura musicale islamica fu notevolmente influenzata nel Medioevo da quella persiana) è facile seguire l'introduzione in Europa dello strumento al seguito degli arabi. Nella sua evoluzione i liutai hanno apportato delle migliorie alla chitarra quasi esclusivamente lungo due direttrici: 
  1. l'accrescimento dell'esiguo volume sonoro (aumento della cassa armonica); 
  2. l'estensione della gamma dei suoni eseguibili al registro grave con l'aggiunta di corde.
Sul finire del sec. XVIII, lo strumento abbandonò i raddoppi delle corde ma acquistò una sesta corda al grave e con queste sembianze in un primo tempo fu chiamata "chitarra francese". Un'ulteriore maggiorazione della cassa armonica nonché un innalzamento della tastiera rispetto al piano armonico, ad opera del liutaio Antonio Torres nella seconda metà del sec. XIX, ci danno lo strumento che oggi conosciamo. Ma ancor oggi non si è esaurita l'affannosa ricerca di un maggior volume sonoro, compensata in parte dall'uso sempre più frequente di impianti di amplificazione nelle grandi sale da concerto.




"Una fondamentale differenza distingue la musica contemporanea per chitarra da quella composta nei secoli precedenti; fino a Manuel de Falla, infatti, furono i chitarristi (in misura quasi esclusiva) a scrivere per il loro strumento, mentre da de Falla in poi "la chitarra è divenuta un mezzo comune di espressione per tutti i compositori, indipendentemente dal loro grado di conoscenza diretta dello strumento(Angelo Gilardino). 

"…la chitarra risulta in definitiva uno strumento vivo: entra a far parte degli strumenti che si studiano nei conservatori, dove si preparano nuove generazioni di interpreti, e d'altra parte continua a godere del favore di molti dilettanti, per sostenere il canto popolare o accompagnare la danza" (Giuseppe Radole).




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